Condividiamo un articolo di giornale pubblicato su “Avvenire” di domenica 11 marzo nel quale si parla dello stretto rapporto tra Chiesa e Società Sportiva dell’oratorio.
La società sportiva contribuisce a far crescere l’oratorio
di Stefano Guidi (direttore FOM)
La buona notizia del Vangelo riguarda l’uomonella sua integrità. L’uomo nella sua dimensione corporea. Per molto tempo si è intesa una educazione alla corporeità quasi unicamente in chiave affettivo-sessuale. Una corretta e completa lettura del Vangelo ci porta invece a recuperare l’immagine completa della dimensione corporea dell’uomo. Nasce così la domanda radicale? Come il Vangelo ci educa a vivere la dimensione della corporeità? Qual è la buona notizia del Vangelo sul corpo?
L’oratorio, con la sua straordinaria esperienza educativa, vuole rispondere a questa domanda. Ci sembra di poter dire che la pratica sportiva può essere un interessante laboratorio educativo, in cui la dimensione corporea dell’uomo viene assunta nella sua completezza e nell’attenzione allo sviluppo delle proprie potenzialità. Nell’esercizio sportivo, un ragazzo si sperimenta come corpo che pensa, che sente e che agisce. Sentimento, volontà e azione interagiscono e si uniscono tra loro. Ne deriva che lo sport, seriamente inteso e rettamente condotto, può diventare una formidabile occasione educativa che consente di intuire la profonda unità della corporeità umana. Lo sport può aiutare a crescere come corpo unificato, momento in cui volontà sentimento e libertà entrano in gioco attivando azione e desiderio.
Nello sport la corporeità si esprime nella dimensione del gioco e della gratuità. Nel tempo degli intrattenimenti virtuali – in cui la dimensione corporea viene stimolata senza essere seriamente coinvolta – lo sport è coinvolgimento reale del corpo. È scoperta che il corpo si gioca in una dimensione di gratuità e di relazione. Questa dimensione – se ben curata – apre all’esperienza della bellezza e della piacevolezza dell’incontro e del dono. Forse abbiamo troppo sottovalutato – in chiave educativa almeno – il piacere di incontrarsi insieme, di allenarsi con fatica, di desiderare la vittoria, il brivido per il risultato, la tristezza per la sconfitta, lo sforzo di crederci ancora, la gioia di alzare la coppa insieme. Forse abbiamo sottovalutato il piacere “corporeo” che deriva da tutto questo. Si tratta di una gioia
interiore che coinvolge e trascina tutto il corpo e che ci convince intimamente della bellezza e della bontà della vita. Un oratorio che crede nello sport, vede qui un potenziale straordinario, trova qui l’opportunità di una educazione alla corporeità completa e gioiosa, salvando la trasmissione della fede e l’annuncio del Vangelo dalle secche del moralismo e dell’intellettualismo e contemporaneamente salvando lo sport dall’utilitarismo feroce e violento, per restituirlo alla bellezza della sua natura, cioè momento di gioco, espressione della gratuità dell’anima.
Oltre la riscoperta di una educazione alla corporeità, lo sport fa crescere un oratorio in quanto permette di aumentare la relazione educativa con i ragazzi. Questo avviene in quanto il gioco e il divertimento rispondono ad un bisogno serio della crescita dei ragazzi. In questo modo un oratorio cerca di rispondere con serietà ad un bisogno educativo, mettendo a disposizione tempo, cuore e spazi adeguati. I ragazzi hanno bisogno di giocare, di stare insieme, di sperimentare il divertimento puro e bello che nasce soltanto dall’incontro gratuito con gli altri. Sempre su questa linea, lo sport in oratorio riesce ad accentuare quell’aspetto di ponte tra la Chiesa e la strada che è la mission tipica di ogni buon oratorio: portare la Chiesa sulla strada e portare la strada nella Chiesa. Come sappiamo, la società sportiva dell’oratorio è spesso la prima porta che si apre, il primo campanello che si suona e che permette ad un ragazzo e alla sua famiglia, di avere il primo contatto con la Chiesa. Questo stato di cose permette all’oratorio di attivare un potenziale rapporto con tanti ragazzi e tante loro famiglie. Questa capacità aggregante tipica del mondo sportivo, non va sottovalutata.
Va invece colta come occasione e opportunità per crescere nel dialogo con il territorio in cui un oratorio vive. Infine, l’oratorio cresce grazie allo sport perché può avvalersi al proprio interno di una pluralità
di figure e competenze educative. Un oratorio oggi sente la necessità di fare sistema, di unire le forze, di cercare alleanze educative e di promuoverle attivamente tra i vari soggetti responsabili nella relazione educativa coi ragazzi. L’oratorio cresce perché ci si parla, perché c’è stima reciproca, perché c’è sinergia. La fraternità in oratorio è la condizione per cui il Vangelo si diffonda, non un hobby del tempo libero. Anche la società sportiva si sente coinvolta in questi legami di fraternità concreta, sapendo che la crescita è reciproca. Della società e dell’oratorio.